RASSEGNA STAMPA

LIBERAZIONE - Genova, la memoria resistente. Ma nel futuro chi l’ascolterà?

Genova, 19 luglio 2008

L’unica sicurezza sono i diritti. Le iniziative per ricordare i misfatti del G8
Genova, la memoria resistente. Ma nel futuro chi l’ascolterà?

Checchino Antonini
Genova (nostro inviato)

Chi esce dal Munizioniere del Ducale, pesso, dice che è come aver preso un pugno sullo stomaco. Là sotto, spazi ricavati nei sotterranei del palazzo simbolo di Genova, è in corso la mostra che, ogni anno di questi tempi, viene organizzata dal comitato Piazza Carlo Giuliani.
La curano quelli di Progetto comunicazione, professionisti volontari e militanti milanesi, che, dopo il Libro bianco sui misfatti del luglio del G8, dopo la mostra eccellente dell’anno passato sulle Comunità resistenti, dopo quella sulle vittime del terrorismo di Stato, dei fascisti e delle polizie, si sono cimentati con i temi della nocività del lavoro allestendo foto, testi, Fabio Sebastiani Sala troppo piccola, e quindi si cambia sede: dalla sala del Comitato direttivo nazionale della Cgil al Centro congressi di via dei Frentani. Si svolgerà all’insegna di un’alta partecipazione l’assemblea del 23 di luglio contro l’ipotesi di accordo sui nuovi modelli contrattuali.
L’appello dei trentuno membri del Direttivo nazionale della Cgil, tutto basato sulla “questione salariale” e il valore insuperabile del contratto nazionale ha finito per fare breccia. E a giudicare dalle sorti non troppo positive del confronto tra Confindustria e sindacati in corso proprio in questi giorni potrebbe diventare anche un punto di riferimento.
Insomma, a differenza di quindici anni fa, l’apparente assenza di “notizia” non corrisponde a una totale assenza di dibattito. L’appuntamento dei Frentani del “fronte del No” proprio per il suo carattere di «libero incontro» potrebbe raccogliere consensi al di là dei tradizionali riferimenti: Rete 28 aprile, Lavoro Società, Fiom, Essere sindacato.
Nel corso dell’assemblea ci saranno anche alcuni contributi di Luciano Gallino, Massimo Roccella, Riccardo Realfonzo, Felice Roberto Pizzuti, Eliana Como, Roberto Romano. «Il sindacato generale è il luogo della rappresentanza sociale e del mondo del lavoro ed è ilmodello di sindacato che la Cgil si è data nei suoi oltre cento anni di storia - spiega il leader di Lavoro Società, Nicola Nicolosi -.
Da questo punto di vista abbiamo ritenuto necessario riaprire la discussione, anche perché in termini teorici la discussione sul modello contrattuale è in realtà sul modello di sindacato e modello di rappresentanza sociale del mondo del lavoro. Questa situazione non può essere cambiata con l’accetta e svolta in maniera repentina così come è successo nella nostra discussione».
Le virgolette alla definizione “fronte del No” sono obbligatorie. Il tentativo di portare i contenuti fin dentro il sindacato confederale e, perché no, nelle stesse categorie non ha bisogno in questo momento di aggettivi forti. Il clima, dalla piattaforma unitaria è cambiato molto. Ieri, poi, la firma separata sul contratto del commercio da parte di Cisl e Uil ha finito per guastare l’idea di un accordo forte tra Epifani, Angeletti e Bonanni. «Un atto politico grave ed irresponsabile, denso di conseguenze negative», ha commentato il segretario generale della Filcams-Cgil, Ivano Corraini. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, invece, ha invitato la Cgil a firmare. ««Sarebbe davvero inconcepibile e dannoso per i lavoratori del commercio un ulteriore ritardo», ha detto. Il Governo da parte sua sembra non aver rinunciato del tutto al tentativo di isolare la Cgil.
In fin dei conti se il confronto sul rinnovo dei modelli contrattuali sembra aver imboccato un vicolo cieco è stato proprio per l’entrata a gamba tesa di Tremonti sull’inflazione programmata.
Ciò ha trasformato l’azione dell’esecutivo da possibile mediatore a parte in causa fortemente schierata. Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ieri ha definito «cruciale» l’appuntamento tra le parti sociali della prossima settimana per proseguire il confronto sul nuovo modello contrattuale, e non ha mascosto che servirebbe un miracolo. Ci sono «posizioni distanti sia per l’indice da prendere a riferimento per l’inflazione realisticamente prevedibile, sia per stabilire quale sia il peso economico dei contratti nazionali», ha affermato Angeletti a margine di un convegno al Cnel su partecipazioni e azionariato dei lavoratori.
«Su questi punti - ha detto ancora il sindacalista - ci sono serie differenze.
Se si superano a settembre può proseguire il confronto, altrimenti non vedo quale miracolo possa portarci ad un accordo».
«Torna la stagione degli accordi separati - sottolinea Giorgio Cremaschi, leader della Rete 28 aprile - e la Cgil deve mettere nel conto di scendere in campo da sola altrimenti i lavoratori si troveranno sguarniti di fronte a un attacco senza precedenti». «Il primo obiettivo dell’assemblea di dire alla Cgil di non firmare, di venir via da quel tavolo ». Quali prospettive può aprire la scadenza del 23 di luglio 2008? «Quell’assemblea è un passaggio - risponde Giorgio Cremaschi -. A seconda dei comportamenti della Cgil si possono prevedere scenari diversi. L’obiettivo primario però deve essere quello di impedire la firma all’accordo». «Poi c’è la questione delle lotte autunnali - aggiunge Cremaschi - sia generali che articolate e, infine , riuscire a mettere la parola fine sulla concertazione». «Del resto - conclude il leader della Rete 28 aprile - nessuno parla più di concertazione.
Lo stesso Sacconi preferisce la parola complicità».
Il clima nei luoghi di lavoro sembra risvegliarsi a poco a poco. L’alta partecipazione al referendum sulla piattaforma Fiom in Fincantieri testimonia che i lavoratori, per lo meno, non hanno nessuna voglia di accordi separati.
installazioni e video offerti da decine di autori su omicidi, malattie, donne, fabbrica, migranti, cantieri, precariato, infortuni, diritti, schiavitù, salario.
“Al lavoro, Genova chiama”, è il titolo della mostra e del contenitore di iniziative in corso dal 15 e che proseguiranno fino al 22 luglio intrecciando proiezioni, dibattiti, presentazioni di libri (tra gli ospiti Roberto Ferrucci, Marco Rovelli, Francesca Comencini, Salvatore Palidda) e momenti di memoria in piazza.
Un lavoro prezioso che, con involontaria coincidenza, è stato intercalato, quest’anno, dalle scadenze processuali per la Diaz, l’altroieri le richieste di condanne, e Bolzaneto, lunedì scorso la controversa e deludente sentenza. La somma tra la verità processuale e lo sforzo di memoria a 360 gradi ribalta l’emergenza sicurezza e la propone in termini affatto diversi dalla vulgata massmediale: a uccidere è la mancanza di diritti, la loro negazione, il deficit di accoglienza non il loro eccesso. Lo stesso messaggio che, in queste ore, sta facendo circolare in città don Andrea Gallo, protagonista di due giornate di festeggiamenti per i suoi 80 anni.
Domani, alle 17.27 - momento in cui, sette anni fa, la pistola di un carabiniere mise fine alla vita di un ventitreenne coinvolto negli scontri innescati dalle cariche illegittime degli stessi carabinieri contro un corteo pacifico e regolarmente autorizzato - tutti coloro che avranno voluto rispondere alla chiamata saranno ancora in Piazza Alimonda. Ci saranno Andrea Rivera e un’orchestra di rom genovesi, con un supporto di alcuni elementi della Banda di Piazza Carcamento (esperimento multietnico locale sulla scia dell’orchestra di Piazza Vittorio) ad accogliere quanti giungeranno in corteo dal Ducale dove in mattinata è previsto il dibattito “L’Italia è una repubblica che convive con la tortura” con Mauro Palma di Antigone, Riccardo Noury di Amnesty, tra gli altri, e Marta Vincenzi, la sindaca di Genova che, alle 13, riceverà a Tursi le vittime della Diaz e di Bolzaneto.
Sarà il momento in cui si incroceranno i calendari di “Genova chiama” con quello “Genova città dei diritti”, rassegna promossa dal Comune tra il 16 e il 26 e che, dopo aver visto la presenza nei dibattiti, tra gli altri, di Caselli, Forgione, Tambuscio, Francesco Barilli, Haidi Giuliani, Flavio Lotti, si concluderà con un concerto di Manu Chao.
Nel calendario non mancano i riferimenti al G8 del 2001: lunedì 21, anniversario della notte cilena della Diaz, al Teatro Diana sarà presentato da Vittorio Agnoletto e Lorenzo Guadagnucci il fumetto Dossier Genova G8, realizzato da Gloria Bardi e Gabriele Gamberini per BeccoGiallo; poi si tornerà alla Diaz per una fiaccolata. Per la prima volta, i testimoni di quei giorni rimetteranno piede in quella che fu la sede del Genoa social forum, la scuola Pascoli, dove la polizia entrò per «errore», manganellando e trafugando i computer dei legali. Aperte le trattative per la visita privata delle vittime di quella notte nella scuola di fronte, quella della macelleria messicana.
Il giorno appresso, a Palazzo Rosso, sarà la volta del volume curato da Mario Portanova per Melampo, Inferno Bolzaneto, presentato da Enrica Bartezaghi e Giuliano Pisapia. Alla stessa ora, al Munizioniere, il criminologo Salvatore Palidda, discuterà di Continuum della violenza, dal G8 a ora con Jean Paul Masse, sociologo francese e l’attivista inglese Matthias Monroy.
Stamattina, al munizioniere, si proverà a discutere del prossimo G8, quello che dovrebbe tenersi alla Maddalena.
Ma, se la memoria pare ben conservata, le aspettative sulla ripresa della mobilitazione sono dominate da uno scetticismo diffuso. Sollecitato su Diaz e Bolzaneto dal pubblico, durante uno dei dibattiti della Città dei diritti, l’ex di Mani Pulite, Gherardo Colombo ha detto, proprio la sera della richiesta di condanne, che «forse si è perduto un certo grado di indignazione». Genova chiama: ma chi risponde? E da dove?